La registrazione dei potenziali d’azione neuromuscolari, cioè l’Elettromiografia (EMG) è diventata un valido aiuto diagnostico in Medicina fin dal 1976 , quando su Archives of Phisycal Medicine and Rehabilitation uscirono ben 23 lavori di ricerca scientifica su questa metodica diagnostica. Questo è un dato che conferma il grande interesse della medicina, non solo di quella che ha la potestà di diagnosticare, ma anche, e soprattutto, di quella che mira a “curare”. A volte, infatti, una patologia è diagnosticata ma non sempre può essere curata. La cosa non sorprende se si pensa che l’EMG è utile ad ottenere precisazioni diagnostiche indispensabili (e non risolvibili solo con le moderne tecniche della Neuroimmagine quale la TAC o la Risonanza Magnetica) per una impostazione corretta e puntuale dei programmi terapeutici e per seguire nel tempo l’evoluzione di un processo di recupero. Un esempio è la verifica della reinnervazione, dopo lesione dei motoneuroni periferici, a cui adeguare il trattamento, per indagare su aspetti cinesiologici e neurofisiologici della motilità normale o patologica.
Nell’ambito del sistema nervoso centrale, la valutazione neurofisiologica consente di registrare precocemente specifici potenziali di ipertono nelle ischemie e in altre forme di ictus conclamato. Inoltre, è possibile, nei casi con grave disabilità, valutare, con il monitoraggio EMG, la pertinenza del protocollo riabilitativo nelle varie fasi del recupero. Nei tremori e nelle altre extrapiramidopatie, di cui il M. di Parkinson è una delle patologie disabilitanti più note, l’EMG non solo con semplicità e chiarezza è in grado di determinare, con un semplice calcolo della frequenza dei potenziali registrati, se trattasi o di m. di Parkinson o di vasculopatia con parkinsonismo o di tremore essenziale.
Inoltre, il monitoraggio emg-grafico del paziente consente al neurologo un utilizzo più mirato dei farmaci anti-parkinson con rallentamento della possibilità infausta dell’instaurarsi del fenomeno meglio noto a neurologi e neurofarmacologi come “on-off”, che prelude all’inefficacia della terapia farmacologia e quindi all’instaurarsi oltre la già presente disabilità, della “neurodisabilità refrattaria alle terapie.”
Una valutazione “in salute” consente di conoscere immediatamente se si è in presenza di una patologia neurogena (come le paralisi neurogene o una più semplice radicolopatia cervicale o lombare) oppure di una patologia miogena come per esempio una distrofia muscolare. E in questo caso non è ancora la Tac o la Risonanza che risolve il quesito diagnostico, ma un corretto EMG corredato di valutazione clinica e di un reperto bioptico e delle indagini bioumorali.
Nella Sclerosi Multipla la Risonanza Magnetica è fondamentale. Tuttavia è impensabile sottoporre per uno screening la popolazione “sana”, sotto i 40 anni di età, per evidenziare questa patologia precocemente, e questo sicuramente non solo per i costi elevati di tale metodica (anche per il Servizio Sanitario Nazionale) ma altre svariate ragioni organizzative, non ultima il disagio frequentemente riferito da molti pazienti.
Una valutazione clinica e un esame EMG ben orientato e corredato dai potenziali evocati possono mettere, da subito, in evidenza caratteristiche neurofisiologiche di indirizzo per la diagnosi che, successivamente, può essere confermata con l’indispensabile iter delle risonanze seriate e, come necessità diagnostica impone, con la puntura lombare.
La miastenia viene diagnosticata esclusivamente con test appartenenti solo alla metodica elettromiografica, cioè con la Stimolazione Ripetitiva eventualmente corredata con risposta al Tensilon. Lo studio elettromiografico "della singola fibra" spesso elicita diagnosi impegnative di miastenia.
Nelle lesioni midollari la forma dei potenziali che compare è specifica: sono ampi. Se sono ”giganti” siamo in presenza di una pregressa poliomielite.
Nelle lesioni traumatiche del nervo i tracciati sono altresì specifici. La denervazione segue quasi delle regole matematiche, compare dopo 2-3 settimane dal trauma, si vede (potenziali a riposo di fibrillazione) e si sente (il rumore del clik detto “clicking sound).
L’elettromiografo non è soltanto uno strumento con un monitor, ma è dotato anche di altoparlante.
Anzi, spesso l’elettromiografista fa diagnosi con l’ascolto. Tipica è la diagnosi, fra le malattie neuromuscolari, della miotonia dove compare un tipico rumore di aereo in picchiata che gli Anglosassoni hanno definito “Dive bomber sound”. Altro rumore tipico, dirimente per la diagnosi di una affezione progressivamente disabilitante come la Sclerosi Laterale Amiotrofica, che spesso esordisce nelle prime fasi cliniche con una escavazione di un muscolo della mano fra il pollice e i II dito (ipotrofia) è il rumore della chioccia “chuging sound” che visivamente compare come fascicolazioni ad una certa frequenza.
L’EMG non solo è indispensabile per analizzare i disturbi del movimento prodotti da lesioni di ordine centrale, per distinguere le paralisi del nervo (neurogene) da quelle del muscolo (miogene) ma è utilissima per individuare i disturbi delle funzioni nervose e muscolari associate a malattie del metabolismo come le miopatie in corso di tiroiditi o molto più frequentemente la neuropatia diabetica (complicanza neurodisabilitante del diabetico e verificabile solo con questa metodica diagnostica) così come la neuropatia uremica complicanza della grave insufficienza renale.
Un dato importante che riguarda l'elettromiografia è rappresentato dal fatto che essa può rivelare delle affezioni sub-cliniche o latenti – valgano per tutte le neuropatie paraneoplastiche- del muscolo o del nervo, il cui precoce accertamento è essenziale.
Una giovane donna operata di tumore al seno spesso viene neurodisabilitata anche dalla paresi o paralisi dei nervi del cavo ascellare. Drammatica è poi la compressione del nervo pudendo (s. del canale di Alcok) che determina non solo una neurodisabilità , ma coinvolge la sfera genitale con dolori urenti e problematiche notevoli del pavimento pelvico. Un’emg eseguita in tempo utile può evidenziare l’instaurarsi della neurodisabilità e quindiorientare un precoce trattamento riabilitativo.
Attualmente l’interventistica laser sui nervi periferici viene orientata selettivamente dai tests elettromiografici. La trattazione delle neurodisabilità da causa traumatica ed ortopedica è altrettanto frequente quanto ampia, nell’estrinsecarsi delle varie disabilità. Ad esempio valgano i famosi “colpi di frusta” da incidente stradale e l’impossibilità a deambulare conseguente, non alla primaria rottura della tibia, ma alla lesione traumatica del nervo sottostante che, se non riconosciuta, e con emg precocemente diagnosticata e, indi inviata subito al neurochirurgo, rischia di invalidare permanentemente il paziente.
Come già si può percepire da questa - se pur sommaria - trattazione, l’elettromiografia è uno strumento prezioso e indispensabile per lottare la neurodisabilità.
Lo è oggi ancora di più se si pensa al fatto che gli apparecchi di qualche decennio fa erano assolutamente intrasportabili al letto del malato o per uno screening sulla popolazione “sana” e la loro non schermatura rendeva la registrazione con ago indispensabile e fastidiosa e sommaria quella con gli elettrodi di superficie.
Oggi i moderni apparecchi dotati di filtri all’avanguardia e di schermature raffinate consentono brillanti registrazioni con il semplice utilizzo degli elettrodi di registrazione senza alcun incomodo da parte del paziente a fronte del restituito valore nella diagnosi precoce, nella prevenzione, nella riabilitazione che previene o riduce la neurodisabilità.